Project Description
STORIA DI PRAIANO
Il vasto territorio comunale di Praiano occupa il tratto di costiera amalfitana tra Positano e Conca dei Marini, ai due lati di Capo Sottile. Il centro di Praiano si trova ad est del promontorio, situato a mezza costa tra gli 80 e i 180 metri sul livello del mare, con le case sparse sul tratto finale del pendìo che scende dai 1122 metri di Monte Tre Pizzi. Il nome deriva dall’antico Pelagianum (mare aperto) trasformatosi nel Medioevo in Plagianum e poi in italiano Praiano. La nascita di un nucleo abitativo a Praiano sembra essere antecedente alla Repubblica Amalfitana. Scrive Leopoldo Cassese: “È noto che, a causa del fascino del loro clima e dell’incanto dei loro panorami, le località più importanti della costiera, fin dal I secolo furono cosparse di sontuose ville e di ricchissimi liberti di imperatori, e probabilmente ciò sta ad indicare che le dette località dovettero far parte di domini imperiali. Ai proprietari di codeste ville dì cui abbiamo due cospicui esempi a Minori e a Positano i profughi potettero chiedere protezione, se nel basso Impero esistevano ancora dopo la nota eruzione Pliniana del 79 d.C.”. Notizie certe si hanno a partire dall’IX-X secolo, dal “Codice Perris” e da altre documentazioni. Nel Medioevo Praiano divenne parte della Repubblica di Amalfi. Ai tempi della Repubblica Amalfitana, Praiano fu scelta come residenza estiva dai Dogi di Amalfi, a testimonianza di una vocazione di questo paese per la villeggiatura rilassante e discreta, lontana dai flussi turistici usuali e amata dalle elites. Nel periodo angioino Praiano ebbe l’onore di essere elevata a “Universitas”, titolo dato ai paesi che avevano una certa autonomia dal potere centrale e propri organi di governo e prestigio per opera di Carlo I d’Angiò, anche se rimase sempre aggregata ad Amalfi (fino al sec. XVII) Alcuni documenti del quindicesimo secolo parlano di scambi commerciali che avvenivano presso la spiaggia della Praia, in apposite botteghe. Nella stessa spiaggia verso il 1400 fu tirata a secco una caravella per riparazioni.
Documenti del XV secolo attestano che la baia della Praia aveva infatti un bacino di carenaggio usato per riparare caravelle. Nell’antica “Casa del Navigatore” un affresco del 1500 raffigura navi spagnole sulla costa di Praiano. La “Cala della Gavitella “, la spiaggia di Vettica , era invece utilizzata per il commercio e lo stoccaggio di merci (i cosiddetti “magazzeni “). Nel XVIII secolo , il paese divenne noto per la sua industria del lino, e in particolare per la produzione del cosiddetto “filo torto”. Le abitazioni tradizionali, con volte a botte e a crociera, sono state costruite come nidi di aquile sfruttando al meglio i terrazzamenti sul mare, con mura di pietra realizzati a secco per il drenaggio dell’acqua. Nel corso dei secoli, 15 chiese, chiesette e cappelle sono state costruite su entrambi i lati del paese, la maggior parte delle quali per uso privato. Vettica sorge attorno alla Chiesa di San Gennaro Vescovo e Martire. Completata nel 1602, è famosa per la sua cupola in maioliche policrome e per i pavimenti di cotto maiolicato. Al centro della parte alta del paese (lato Praiano), in posizione panoramica, si trova invece la chiesa dedicata al santo patrono del paese, San Luca Evangelista. Costruita nel 1588 al posto di una precedente chiesa del 1123 e rifatta nel 1772, non presenta tuttavia alcuna intemperanza barocca ma mostra uno stile sobrio e austero. La facciata di un bianco immacolato si inserisce in perfetta armonia nell’ambiente mediterraneo del paese. Notevoli il pavimento in cotto maiolicato di fine Settecento e alcuni altari policromi, insieme al busto in argento di San Luca. Dall’alto del vallone Fontanella, la Chiesa di Santa Maria a Castro, con annesso convento domenicano, domina il paesaggio in direzione Positano e Capri. Santa Maria ad Castra è l’unica chiesa della Costiera Amalfitana a cinque navate formatesi per addizioni e annessa al già citato convento. Ma soprattutto è un luogo di devozione, di fede, di amore degli abitanti di Praiano che sempre l’hanno ricostruita, riattata, portando a spalla, su per la difficile ascesa, tronchi, tegole, pietre, malte e dedizione popolare. Lungo il cammino si incontra una ottocentesca edicola, in maiolica vietrese, dedicata a San Giuseppe, chiamato “alle mortelle”, perché ai suoi piedi, il lunedì in albis, durante la gita-pellegrinaggio, vengono deposti mazzi di mirto. Un documento del “Fondo Mansi” conservato alla Badia Benedettina di Cava de’ Tirreni, attesta l’esistenza di questa chiesa, col nome di S. Maria de Gratis, già nel 1439. Ed un altro documento dello stesso anno, conservato nell’Archivio Storico Diocesano di Amalfi, attesta che l’arcivescovo Antonio de Carlenis dell’Ordine dei Predicatori (domenicano), concede una cappella di quella chiesa al rev. Millorisio Buonocore di Positano. Della sua origine si racconta in un documento del 1848 dove si legge che “la chiesa fu fabbricata per essersi ritrovata ivi l’immagine della Beatissima Vergine delle Grazie, che attualmente vedesi dipinta in fabbrica sull’altare della navata di centro”. L’immagine, secondo la tradizione, sarebbe stata ritrovata in un rostineto da una donna, della località Cerasuolo, mentre pascolava mucche. Il primo nucleo risalirebbe al XII sec. e sarebbe stata una cappella rupestre frequentata da eremiti: tanti, in quei secoli, erano gli uomini pii desiderosi di ritirarsi in solitudine per pregare e meditare. Ne sono ampio esempio i numerosi insediamenti rupestri, studiati e raccontati da Adriano Caffaro, e il cui più fulgido esempio è l’Abbazia di Santa Maria de Olearia a Maiori. Nel corso dei secoli numerose sono state le ristrutturazioni e le aggiunta effettuate all’originaria fabbrica di Santa Maria ad Castra, la prima delle quali ad opera dei Padri Domenicani, insediatisi nel 1599, che nei primi anni del 1600, aggiunsero altre due navate a quelle già esistenti. E da quel lontano anno di insediamento dei Padri Predicatori di S. Domenico, ogni anno il 4 agosto, giorno in cui la Chiesa Cattolica festeggia il Santo spagnolo, a Vettica, sull’ampia terrazza antistante la chiesa di San Gennaro si svolge il rito della luminaria: quattromila candele illuminano la notte di Praiano, uno spettacolo d’arte e di suggestioni. Accanto alla chiesa montana, vi era, ovviamente, il convento dotato, tra l’altro, di un “palmentum et labellum” per la pigiatura delle uve e la raccolta del mosto. Precedenti all’arrivo dei Padri Domenicani, sono alcuni degli affreschi riportati, oggi, ad antico splendore, tra i quali una crocifissione datata 1565. E ci sono alcuni affreschi che si fanno risalire al ‘400, come si rileva da numerosi elementi decorativi, quali la foggia degli abiti dei figuranti ad una processione per grazia ricevuta, forse componenti delle ricche famiglie locali Sorrentino, Gallo, Capriglione, Gagliano, Apuzzo, Merolla, Russo. Di certo il legame dei praianesi con questa chiesa alta sui monti è storia secolare, tant’è che il nobile Pompilio Gagliano, utriuscque iuris doctor, signore della terra di S. Mauro nel Cilento, versava una elemosina annuale per l’accensione della lampada ad olio, quale ringraziamento per essere sopravvissuto alla peste del 1656.
Ma ritornando agli affreschi, di notevole imponenza è quello presente nel catino della navata più antica dove è rappresentato il Cristo Pantocratore e, nel registro inferiore, la Madonna delle Grazie assisa in trono, contornata da due angeli e affiancata da due Santi: San Luca e San Gennaro, rispettivi patroni delle due chiese nei due villaggi che compongono il paese: Vettica Maggiore e Vettica minore. E qui, a Praiano, i campanili fanno comunità, tanto che ce ne sono due (di quelli principali), uno per la chiesa di S. Luca a Praiano ed un altro per la chiesa di S. Gennaro a Vettica. Questo perché, dicono in giro con filosofia tutta meridionale, il sole sorge a Praiano e tramonta a Vettica. E inoltre un vecchio adagio recita: «se vuoi viver sano, la sera a Vettica e la mattina a Praiano». Una chiesa antica, dunque, quella di S. Maria ad Castra di cui si pensava di sapere ormai tutto e che aveva subito anche lavori di ripristino e ristrutturazione della sua bellezza architettonica ed artistica. Invece, qualche anno fa, uno studio attento degli alunni del Liceo scientifico “E. Marini” di Amalfi, allora preside lo storico Giuseppe Gargano, nell’ambito del progetto “Insediamenti monastici e conventuali” promosso dalla Soprintendenza BAP di Salerno per la “Settimana della Cultura”, giunse ad una scoperta quantomeno sorprendente: alle spalle dell’immagine di San Luca, in cartiglio, compare una scritta frammentata che però ben poté leggersi: “Iacobus Fratrum Minorum Ordinis Calendis Pridie Iu(nii)”. Dunque un frate minore conventuale di nome Giacomo avrebbe dipinto l’affresco il 31 maggio (allora festività della Madonna delle Grazie) di un anno dell’ultimo quarto del XV sec. Subito il pensiero va a quella icona d’altare della chiesa dell’Annunziata a Minuta di Scala, ora esposta al Museo Diocesano di Amalfi, che, secondo il protocollo notarile di Petrillo Crispo di Ravello, fu realizzata nel 1471 da Giacomo de Pansco pittore di Praiano. Una scoperta, quindi, che sottolinea anche la presenza, in quel convento, dei frati minori ai quali si deve la cura del culto alla Madonna delle Grazie, prima dei domenicani. Una piccola, ma importante scoperta, questa degli alunni del liceo amalfitano, che va ad arricchire la storia di fede, d’arte e amore dei popoli di questa costa, per tanti versi, divina. Al di là di ogni campanile una cosa, però, accomuna ed ha accomunato nei secoli la gente di Vettica e di Praiano: l’attaccamento filiale verso la chiesa di S. Maria ad Castra, con annesso convento di San Domenico sull’omonimo monte che domina i due borghi costieri. E i praianesi non hanno mai abbandonato quel complesso religioso lassù, in alto, più vicino al cielo che alla terra: nel corso dei secoli si sono sempre adoperati per risanare le ferite che gli anni e le contrarietà atmosferiche gli hanno provocato. La parte bassa di Praiano si allunga verso la Marina di Praia, l’unico punto di approdo della vecchia Plagianum, con la spiaggia scavata tra due alte pareti di roccia, allo sbocco dell’aspro vallone di Praia. A guardia della Marina si trova sul promontorio la Torre a Mare di origine medievale, costruita per avvistare e dare l’allarme contro le invasioni saracene. Dall’altro lato di Capo Sottile, con splendida vista su Positano e su tutta la parte finale della penisola e sull’isola di Capri, si trova Vettica Maggiore, oggi frazione di Praiano ma in passato centro abitato autonomo. Sorge attorno alla Chiesa di San Gennaro Vescovo e Martire, costruita nel 1589 sopra i resti della precedente chiesa del XIII secolo sempre dedicata al santo patrono di Vettica, famoso per essere anche il patrono della città di Napoli. Sull’impianto rinascimentale di basilica a tre navate si alza una bella cupola maiolicata in tradizionale stile amalfitano. Poco distanti dal centro di Vettica Maggiore, scendendo verso il mare, si trovano la Torre di Grado costruita dagli Spagnoli nel periodo del Viceregno e la Spiaggia della Gavitella nella cala omonima, l’unica spiaggia della costiera amalfitana illuminata dal sole fino al tramonto, per la sua felice esposizione ad ovest con vista su Positano e Capri. Un aspetto particolare di Praiano sono le “edicole votive”, piccole cappelle in miniatura disseminate qua e là sul territorio praianese come testimonianza della devozione religiosa popolare. Realizzate in genere su mattonelle maiolicate oppure affrescate sugli intonaci, si trovano sui muri di confine delle proprietà terriere o sui muri esterni delle case e sono espressione delle antiche consuetudini sociali, per cui una famiglia al momento dell’insediamento abitativo si affidava ad una immagine sacra sia per invocare la protezione divina che per affermare la fondatezza del suo diritto al mantenimento della proprietà.