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PRAIANO E IL FASCINO DEI SUOI ANTICHI MESTIERI
Gli uomini di mare pescavano tonni, sardine e alici che venivano poi salati alla spiaggia. Ma legata al mare non c’era solo l’attività della pesca. Fin dal ‘400, a Praiano c’erano i corallari che pescavano i coralli molto richiesti dalle “coralline” di Torre del Greco. Si riconoscevano dai volti scavati dal sole e dalla fatica e dall’orecchino che portavano al lobo, antica tradizione saracena. Era un mestiere duro che si tramandava di generazione in generazione e che arricchiva soprattutto i padroni. Il corallo lo cercavano fino a Ponza e si spingevano anche fino all’Asinara per trovarlo. Andavano a vela, ma spesso, con il mare piatto, dovevano tornare indietro a remi. Le donne di Praiano non aspettavano solo il ritorno dei loro uomini dal mare, ma furono da sempre molto operose, abili ricamatrici, praticavano con maestria anche l’arte della seta, quella del filo ritorto imbiancato, quest’ultimo molto richiesto nei mercati della Sicilia, di Napoli e di Gallipoli. Dalle donne del paese veniva fatta la filatura e la sbiancatura del lino. Per questo lavoro fu costituito il “Monte Pio del fino” aggregato alla Confraternita del SS. Rosario di Praiano che curava l’acquisto del lino grezzo da lavorare e la successiva vendita di quello lavorato, che prevedeva il versamento della “mezza de quarta” del guadagno a favore del Monte. Realizzavano anche corde con una pianta antica, il libano.
Inoltre, d’inverno, intrecciavano lunghi capelli per fare le retine usate soprattutto per contenere i tuppi, dal francese toupet, l’acconciatura a chignon. Con gli stessi strumenti, la crucella, la zigna e il muorlo, in estate facevano la sarcitura, la riparazione, delle reti. Quello delle retinare diventò un vero e proprio mestiere e le ragazze si riunirono in un grande gruppo sotto il grande tiglio di S. Gennaro a Vettica e, tra cunti e canti sfornavano retine su retine. Le ragazze devolvevano alla chiesa la mezza de quarto, un quarto della metà del loro guadagno. Proprio grazie a loro fu eretto l’altare dedicato al “Martirio di S. Gennaro” (Tratto dai libri di Giovanni Scala). Fu sempre stretto il legame fra gli abitanti di Praiano e la fede e tante delle opere presenti nel borgo, sono frutto del denaro raccolto dalla comunità. Passeggiando fra le sue stradine si noteranno inoltre diverse edicole votive molto caratteristiche e decorate in maiolica. Poste soprattutto sui muri delle case e ai confini degli appezzamenti agricoli, rappresentavano il possesso e l’invocazione della benedizione divina sulle proprietà.